Come scegliere il pellet migliore? Negli ultimi anni l’offerta del pellet è esplosa, in conseguenza di un significativo risparmio economico associato a tale combustibile. Per orientarvi nella scelta è bene tenere conto di diversi e selettivi parametri. Cerchiamo di scoprirli insieme.
Il primo passo da compiere per sapere come scegliere il pellet migliore è l’osservazione dell’etichetta. Leggete con attenzione cosa è riportato sui sacchi in cui il pellet viene venduto. Deve essere considerato anzitutto il nome del produttore e l’origine del materiale, sebbene quest’ultimo non sia ancora un obbligo).
Per ragioni ecologiche sarebbe preferibile scegliere materiali da filiera corta, anche se, vi ricordiamo, il 70% del pellet venduto in Italia è importato. Badate poi alla tipologia di legno. Il migliore è il faggio pure, segue l’abete, che tuttavia, essendo una pianta resinosa, tende a sporcare leggermente la stufa. Vi sono infine le latifoglie e il misto.
Sul mercato potete trovare anche un pellet frutto della lavorazione di biomasse di vario genere, quali, ad esempio, segatura di legno mischiata a scarti di mais. Si tratta di una soluzione adatta solo alle caldaie di grandi dimensioni, non per le stufe, visto che il residuo di cenere è relativamente alto. Il rischio è di sporcare, in modo significativo, il braciere e la canna fumaria.
Molto rilevanti sono anche le cifre, in particolare due aspetti. Il primo riguarda il potere calorifico, ovvero l’energia fornita da una certa quantità di quel particolare pellet. Il suo valore può oscillare tra il 4,5 al 5,5 kWh/kg. Sono da preferire i pellet dalle performance più elevate. Il secondo dato assai rilevante è il residuo di cenere. Questo fattore è decisivo per definire quanto il pellet sporcherà la stufa.