Costi, qualità e potenza calorica: la scelta del pellet

La scelta del pellet migliore

Il pellet è un biocombustibile che negli ultimi anni è riuscito a farsi spazio nella classifica dei sistemi di riscaldamento domestico, riuscendo a conquistare uno dei primi posti. In Italia uno dei motivi principali di tale scalata è sicuramente di carattere economico in quanto le stufe a pellet permettono di tagliare notevolmente i costi del riscaldamento. Una riduzione che parte da un minimo di 100 euro ed arriva ad un massimo di 1.200 euro in una stagione.

Questo combustibile ecologico, prodotto dalla lavorazione e dalla trasformazione della biomassa legnosa, deve inoltre il suo successo alla maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente da parte dei consumatori. Si tratta, infatti, di un prodotto naturale che durante la combustione libera solo una piccola quantità di anidride carbonica, andando dunque in netta contrapposizione con tutti gli altri sistemi di riscaldamento che sono maggiormente inquinanti. Il pellet, che viene utilizzato anche per scopi industriali e per la produzione di energia elettrica e termica, è un combustibile richiesto per i suoi bassi prezzi.

Scelta del pellet: i costi

Il pellet ha iniziato ad ottenere un forte riscontro nel 2009 e già nel 2012 il suo costo è leggermente salito dato il successo ottenuto tra la popolazione. Oggi il prezzo di un sacco di 15 kg si aggira tra 4,80 e 5,50 euro, mentre in passato il costo raggiungeva massimo un importo di 4 euro a sacco. Sicuramente l’aumento del costo è legato anche allo squilibrio tra domanda e offerta: nel nostro Paese il pellet viene prodotto in quantità inferiore rispetto alla sua richiesta. Ciò si traduce in maggiori richieste di export e dunque a dover sostenere le spese aggiuntive. Rilevante, inoltre, per il suo costo è conoscere la stagionalità del prodotto e la qualità che varia a seconda dei tipi di piante e di alberi di provenienza, dalla quantità idrica e dalla presenza di certificazioni.

Il pellet certificato è quello corredato, invece, da un attestato che chiarisce l’intero procedimento della produzione, della logistica e della distribuzione del materiale secondo gli standard previsti dalla norma europea Uni En 14961-2 “Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile Parte Seconda Pellet per uso non industriale”, ovvero in apparecchi di bassa potenza, come nelle case, edifici pubblici e commerciali di dimensione ridotta.

Il costo del pellet è inferiore nel periodo che va da maggio a luglio mentre più alto nel periodo di agosto. Il prezzo risulta stabile, invece, durante la stagione invernale. Un sacco dal peso di una tonnellata può arrivare a superare 300 euro, ma ad incidere del 20% – 50% sul costo totale della produzione è la tipologia di materia prima. Il costo del confezionamento si aggira, invece, tra i 6 e gli 8 euro a tonnellata quando acquistiamo un grande sacco e può arrivare a cifre di 26-30 euro per l’imballaggio in piccoli sacchi di pellet da 15 e 25 kg. La produzione del pellet ha un costo compreso tra i 110 e 180 euro per tonnellata. Quotidianamente il prezzo medio di consumo di pellet è invece di circa 3 euro. Importante per gli acquirenti di stufe a pellet la questione degli incentivi: il consumatore può avvalersi di una detrazione Irpef del 50% che permette di ridurre metà delle spese di acquisto e dell’installazione della stufa.

Quando acquistiamo il pellet è importante prendere in considerazione tre nozioni presenti sul sacchetto:

  1. Il potere calorifico non deve essere superiore a 4,5 KWh/kg;
  2. La miscela di pellet che è la vera essenza del legno da cui è stato ricavato il biocombustibile;
  3. I residui di cenere devono essere inferiori all’1%.

I piccoli cilindretti compressi continuano dunque ad essere uno dei modi più convenienti per riscaldarsi. Chi volesse approfondire, può trovare qui ulteriori approfondimenti sui costi del pellet.

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