Quando si vive in un condominio e si decide di installare una canna fumaria privata per la propria stufa a pellet, è necessario prendere in considerazione diversi aspetti. In primo luogo è importante sapere che gli obblighi e le responsabilità graveranno sul proprietario stesso.
Contrariamente a quanto si crede, l’installazione di una stufa a pellet e la costruzione di una canna fumaria non devono essere votati dall’assemblea di condominio, ma è necessario, però, presentare una Dia – dichiarazione di inizio attività – presso l’ente comunale di residenza. Non esiste un regolamento condominiale per l’accettazione o il rifiuto di tale opera. La stufa a pellet va installata all’ultimo piano del palazzo che sia caratterizzato da un tetto praticabile.
L’espulsione dei gas di scarico della canna fumaria deve avvenire, infatti, a livello del tetto dell’edificio. Se esiste già una canna centralizzata allora bisognerà allacciare ad essa lo scarico fumi, ad esempio, della propria caldaia; in assenza, invece, di una canna fumaria centralizzata nel palazzo, il condomino dovrà installare personalmente una propria canna fumaria fino al tetto, tenendo conto ovviamente delle distanze da finestre e balconi dei vicini, così come previsto dalla norma UNI 7129.
Tornando alle stufe a pellet senza canna fumaria, dobbiamo sfatare prima di ogni cosa un luogo comune sbagliato, secondo cui tali dispositivi non presenterebbero alcun condotto fumario. In realtà i fumi di scarico prodotti dalla combustione non possono restare nell’ambiente domestico, ma vanno comunque sgomberati. Chi non possiede, dunque, una canna fumaria può decidere comunque di installare questo sistema di riscaldamento, controllando al momento dell’acquisto che la stufa a pellet che è stata scelta sia caratterizzata da uno scarico forzato a parete. Il tutto deve rispondere agli obblighi previsti dal DM37/08 e dalla UNI 10683 per la fuoriuscita dei fumi di combustione.
Ricapitolando il tipo di stufa a pellet senza canna fumaria dovrà avvalersi di un tubo di scarico di 8 centimetri che presenti al termine un fungo che renda possibile l’evacuazione delle esalazioni mediante un ventilatore elettrico. I fumi saranno spinti in maniera forzata nel condotto di scarico. Secondo gli esperti è fondamentale attenersi alla normativa prevista in materia di scarico di fumi per meglio comprendere quali sono gli obblighi di legge quando si acquista una stufa, un camino o qualsiasi tipo di apparecchio che debba poi sprigionare prodotti della combustione. In base alla normativa saremo in grado di capire come comportarci soprattutto quando non ci troviamo in un’abitazione privata, ma in palazzi condominiali o in villette bifamiliari. Un dovere, dunque, non solo sul fronte legislativo, ma anche sociale per il quieto vivere.
Con il DL 179/2012, noto anche come Decreto Sviluppo –bis, è chiaro che lo scarico fumi e dunque la realizzazione della canna fumaria non debba essere più a parete, ma solo a tetto, con l’unica eccezione di alcuni impianti di riscaldamento come la caldaia a condensazione nota per l’alta efficienza energetica. L’articolo 34 al comma 53 dispone che “gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente”.
Inoltre, come specificato sopra, il DL 179/2012 stabilisce che “qualora si installino generatori di calore a gas a condensazione che, per valori di prestazione energetica e di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe ad alta efficienza energetica, più efficiente e meno inquinante, prevista dalla pertinente norma tecnica di prodotto UNI EN 297 e/o UNI EN 483 e/o UNI EN 15502, il posizionamento dei terminali di tiraggio avviene in conformità alla vigente norma tecnica UNI 7129 e successive integrazioni“.